Oggi mi è venuto in mente questo libro. Sarà perché ho passato una giornata che mi ha lasciato addosso la spiacevole sensazione di non riuscire ad andarmene da una gabbia. Il protagonista di questo testo, un borghese uomo d'affari, ricco e realizzato, dopo uno spaventoso incidente automobilistico resta prigioniero di un'isola spartitraffico. Per tutta una serie di motivi non riesce ad abbandonarla. Comincia allora una sorta di viaggio di scoperta di quel piccolo angolo di cemento in cui si trova costretto. Ballard anche in questo libro mescola generi diversi e provoca più di qualche riflessione. Surreale, disperato, quasi fantascientifico è una spietata denuncia ad una inesorabile disumanizzazione. Comunque io la mia isola di cemento la mollo. Oh sì, molto presto.
Tante volte abbiamo la sensazione di essere intrappolati in un'isola o in una gabbia.
RispondiEliminaSpesso la sensazione è pesante, quasi disperante.
Però poi mi capita di pensare che già il fatto di riconosceree ancora la dimensione della prigionia, di non averla accettata e metabolizzata, significa che l'istinto della libertà è vivo e potente.