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domenica 24 aprile 2011

Chiacchiere da treno

Ci siamo lasciati per qualche giorno e ora rieccomi. In realtà non sono stati giorni di riposo per me. Qualche lavoro editoriale, articoli da scrivere e cause legali con ex commercialisti e soci. Insomma un periodo che di pasquale, più che il clima da resurrezione, ha avuto uova con sorprese non sempre gradite. E un distacco ormai totale dalla libreria di cui, disgraziatamente, sono diventata socia cinque anni fa. Ma andiamo avanti, a qualcosa servono sempre anche le esperienze disastrose. Vedo che non si sono aggiunti commenti ai post, e quindi proseguo in una sorta di soliloquio. Poco male dal momento che questo blog serve più che altro a me come sorta di inventario per tenere conto dei libri che andranno a far parte dell'assortimento di questa bottega quando comincerà a vendere sul serio. Magari questa estate venderò libri sulla spiaggia di Pescia Romana, tra il vento, che sempre soffia su quella costa, e il rumore del mare. E a quel punto qualcuno dovrà per forza rivolgermi la parola. Ma bando alle ciance oggi metto in vetrina questo libro di una delle più grandi scrittrici di tutti i tempi. Due uomini si incontrano in treno e cominciano a raccontarsi particolari delle loro vite, con quella confidenza che si ha solo con gli sconosciuti. Uono vuoe liberarsi della moglie e l'altro del padre. Suggelleranno un patto reciproco che li trascinerà in un vero e proprio abisso. Un testo che non perde mai di tensione, di ritmo. Con una scrittura che trascina fin dalla prima pagina. La Highsmith sì che andrebbe venerata, mica quella signora franco-russa che sembra diventata una dea della letteratura.

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