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mercoledì 30 marzo 2011

Passione nordica

L'uomo che sorrideva di Mankel è stato il primo libro letto di questo scrittore. Letto da me naturalmente. Quando l'ho preso, estate 2006, il giallo nordico non era ancora diventato una di quelle mode gonfiate di cui la nostra editoria si nutre periodicamente. Se ne parlava ancora poco, anzi quasi nulla. Dovevo, quell'estate, passare quindici giorni al mare, dopo cinque anni di vacanze itineranti di altro tipo. Aspettavo quei quindici giorni con gioia fanciullesca. Finalmente una classica vacanza marinara, con caldo, sole, nuotate e poco altro. Forse per quello, per contrasto, mi sono lasciata sedurre da un libro che prometteva tempeste di neve nella Scania, in Svezia. Giornate corte, abitudini alimentari e di vita assolutamente all'ooposto di quelle verso le quali mi stavo dirigendo io. E così ho conosciuto il protagonista, il commissario Wallander, uomo solitario, malinconico, stropicciato e disilluso. Freddo, buio, mistero; tutto il libro senza una caduta ti tensione. E l'umanità dolente di questo commissario così poco stereotipato. Quell'estate ho dovuto comperare tutti gli altri libri dello scrittore svedese perché si era quasi creato un rapporto d'amicizia con il suo protagonista. Wallander mi seguiva in quei giorni. Ha creato in me una forma di dipendenza. Non ho letto altri giallisti nordici dopo di lui perché qui non si tratta di scuole di letteratura, filoni narrativi o altro. A me piace Mankel e il suo Wallander

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