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venerdì 25 marzo 2011

Bobbi Bazlen

Questo libro troverà sicuramente posto tra gli scaffali della mia bottega, quando vedrà la luce. Ma non so s sarà in vendita, magari penseremo ad un prestito. Si tratta di Scritti di Roberto Bazlen edizioni Adelphi 1984. Roberto Bazlen, triestino, classe 1902 è stato forse il più grande editor di tutta la storia dell'editoria italiana. Quando questo mestiere era davvero quello di scoprire la qualità della scrittura altrui. Se penso a quelli che oggi, con questa definizione di editor sono diventati quasi delle star, dei miti intoccabili nell'ambiente letterario nostrano mi vien da piangere. Ma questa è un'altra storia.

Questo libro contiene quattro testi: Il capitano di lungo corso - Note senza testo - Lettere editoriali - Lettere a Montale. Una miniera preziosa di informazioni, notizie, pensieri, annotazioni di lavoro, abbozzi di racconti di un uomo che ha fatto della sottrazione la sua cifra lavorativa ed esistenziale. Bazlen cominciò la sua carriera di scopritore letterario in maniera molto empirica: all'inizio segnalava singoli testi a vari editori. Poi divenne tra i fondatori delle Edizioni di Comunità. Con il tempo diede al suo lavoro una struttura organica creando, praticamente, il catalogo dell'Adelphi, di cui, a buon diritto, fu tra i fondatori. Si prendeva cura delle parole e delle pagine. Senza mai la presunzione di creare scuole di scrittura creativa pagate fior di soldi. Umiltà e cultura, un binomio così fuori moda.

Questa copia mi è stata regalata da Roberto Calasso dopo una chiacchierata una domenica mattina alla Feltrinelli di Via Manzoni, dove lavoravo all'ora. C'è, in prima pagina una dedica bellissima. Per questo sarà sugli scaffali della bottega ma non in vendita. Non vi so dire se sia ancora in commercio per il semplice motivo che nessuno lo chiede quindi non ho mai provato a ordinarlo. Ma se chiedete direttamente all'Adelphi penso che ne abbiano qualche copia.

Ps. Tanto per dirne una, Bazlen fu quello che per primo scoprì la bravura di Svevo e ne iniziò la fortuna. Tanto per dire che editor fu, anzi, consigliere editoriale.

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