Questo blog mi assomiglia: del tutto sconclusionato, sempre in bilico tra momenti di entusiasmo e momenti (lunghi) di silenzio. Del tutto incapace, io e il blog, di una seppur minima disciplina. Dimenticanze e distrazioni. Ma sempre lì. Cosa sia accaduto negli ultimi mesi ha portato con sé alcuni cambiamenti. Potevo restare impantanata in uno stagno pericoloso di immobilismo, crogiolandomi in un senso di fallimento che poco lontano porta. Non sto a dire quali progetti si siano arenati, quali si stiano ridimensionando lasciando presagire la loro sparizione (più o meno prossima) solo per restare nell'ambito lavorativo. Ma questo non ha nessuna importanza né per me né per chi, eventualmente, stia leggendo questo pezzo. Ma i momenti in cui quello che si stava facendo con entusiasmo si frange contro un muro, sono anche i momenti che impongono una pausa; magari forzata ma che può rivelarsi proficua e gravida. In soccorso, come sempre, molto più di quanto io stesa sia disposta ad ammettere, i libri. Uno, in particolare: "Terracarne" di Franco Arminio. La mia conoscenza di questo scrittore (scrittore nel senso etico della parola) risale a qualche anno fa. Mi ritrovai tra le mani, con quella casualità tipica delle cose necessarie, il suo libro "Vento forte tra Lacedonia e Candela", venendo così a scoprire la paesologia. Un seme era stato gettato nella mia testa. Poi, come spesso mi succede, idee si sono sperse in mille rivoli e altre sono state abortite. Ma qualcosa è restato a chiamarmi, a intermittenza, come un testardo promemoria. Anche quando sembrava dimenticato. Arminio non lo sa ma è il mio maestro. Per molte cose. E, forse senza neanche rendermene conto, la sua paesologia ha continuato a lavorare dentro di me, intersecandosi con il mio mai sopito amore per le parole e per i libri. E, ora, un'idea sghemba, tutta da coccolare e da far crescere: l'idea di una vendita di libri, itinerante, attraverso i piccoli e piccolissimi paesi italiani. O almeno alcuni. Al di la dell'aspetto burocratico (che so farà traballare molto la mia non certo titanica forza di volontà) sarà un progetto, forse un sogno. Ma già il pensarlo mi sembra bello. L'Italia ha nei paesi la sua storia più vera, la sua autenticità e, spero, la sua più sommersa possibilità di riscatto. E non perché i paesi siano luoghi ameni e paradisiaci. Al contrario. Leggete Arminio. Ma proprio perché, talvolta metafore di abbandono e squallore, possono essere i giusti compagni di viaggio di un'altra "cosa" spesso abbandonata: i libri e l'importanza che essi hanno. Come si strutturerà questa idea ancora non so. E forse il bello è proprio quello. Posso solo suggerirvi una cosa: leggete Arminio
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